[Genshin Impact] let’s go below zero and hide from the sun

Titolo: let’s go below zero and hide from the sun
Fandom: Genshin Impact
Personaggi: Zhongli/Venti
Rating: SAFE
Prompt: temi invernali (#CalendarioAvvento2022 #CalendarioFanwriterit #Fanwriterit )
Wordcount: 3392
Avvertimenti: Established Relationship, Fluff, spoiler Archon Quest (Prologo e Capitolo I)
Riassunto: Come un inaspettato regalo d’inverno, Liyue Harbor si ritrova completamente imbancata. E tra il brulicare della gente che esce a godersi la neve, Zhongli riceve la visita (altrettanto inaspettata ma ancora più piacevole) di un vento primaverile.

★★ Questa storia partecipa al “Calendario dell’Avvento 2022” di fanwriter.it

La neve a Liyue Harbor era una vista rara. Le temperature d’inverno calavano come nel resto della regione ma, col mitigare del mare vicino, di rado si poteva vedere imbiancati l’interno porto e la città, come accadeva invece sempre per le montagne limitrofe. Ed era ancora più raro che si verificassero nevicate che portassero quasi mezzo metro di neve.

Eppure, Liyue si svegliava quella mattina immersa nel candore, dopo un’intera nottata di bufera.

Zhongli indossò i guanti, poi la giacca pesante sopra la sua divisa delle Onoranze Funebri Wangsheng e dal cassetto prese la sciarpa, di pregiata lana di Snezhnaya e ancora riposta accuratamente nella sua confezione, per avvolgersela intorno al collo. L’idea di Tartaglia, che gli aveva fatto quel dono prima di lasciare Liyue alla volta di Inazuma, era che Zhongli avrebbe potuto utilizzarla quando gli avrebbe fatto visita nella sua terra natale – l’inverno di Liyue non ha niente a che vedere con quello di Snezhnaya, Xiansheng, gli aveva detto, come se non lo sapesse già lui stesso. Ma l’Archon era sicuro che il giovane Fatuus non si sarebbe offeso se l’occasione di metterla si fosse presentata prima del previsto.

Lasciò la sua abitazione dopo aver spazzato grossolanamente la neve che si era accumulata sulla soglia e si incamminò verso il centro della città. I ciottoli dei viali erano coperti da uno spesso strato di bianco che scricchiolava sotto le scarpe, nonostante si vedeva che buona parte della neve era stata spalata via ai bordi della strada. Alcuni Millelith, aiutati da cittadini armati di buona volontà, erano ancora intenti a liberare per bene la via e permettere un transito regolare.

C’era un grande brulicare di persone. Il freddo inusuale, invece di scoraggiare, aveva attirato tutta Liyue Harbor fuori dalle proprie case, per godere di quello spettacolo tanto inusuale. I bambini per primi scorrazzavano felici per le strade, giocando a palle di neve o tuffandosi nei cumuli di neve sofficissima. Vi disegnavano poi figure, creavano sculture e pupazzi. E anche i più grandi, Zhongli notava con piacere, non si risparmiavano: ogni volto che incontrava sul suo cammino era illuminato da un sorriso di gioia, a cui Zhongli non poteva che ricambiare.

Si sentivano risate alzarsi da ogni vicolo della città.

Così come il sole tiepido e piacevole delle primavere di Mondstadt faceva gola a chi, a Snezhnaya, era sempre immerso nel gelo perenne, la neve aveva sempre portato grande allegria a chi non ne faceva esperienza con regolarità.

Zhongli non aveva una meta precisa. Così come facevano i suoi concittadini, voleva godersi l’inaspettato regalo invernale e una passeggiata in tranquillità per tutto il tempo che si fosse sentito di farlo – finché anche le mani non gli si fossero intorpidite e il naso non avesse cominciato a colorarsi di rosso. Era quello che aveva tutta l’intenzione di fare.

Finché un soffio di vento non gli accarezzò il viso, facendogli aggrottare le sopracciglia. Rallentò la camminata fino a fermarsi al centro della strada, mentre un altro soffio gli passava tra i capelli. Si voltò a guardare alle sue spalle, come chiamato, ma non vi trovò nessuno. Era una brezza insolitamente mite, insinuatasi in un’aria tanto fredda che il respiro delle persone si condensava in paffute nuvole. Era anche tanto leggera da passare inosservata, ma per Zhongli spiccava invece come non mai. Aveva una sensazione di familiarità.

Lasciò che un nuovo buffo di primavera fugasse ogni suo dubbio. Quel sottile filo di vento portava con sé l’eco di una risata che alle sue orecchie non giungeva affatto nuova. Così, come un marinaio che segue la voce ammaliante di una sirena, si lasciò guidare da quel richiamo, ritornando sui suoi passi.

E a onor del vero, al di là della balaustra della piazza di Liyue Harbor, in uno degli angoli di prato prima del pontile in legno dove erano soliti i più sdraiarsi per qualche pisolino ristoratore all’ombra delle mura, Zhongli trovò la figura che si aspettava, in compagnia di un gruppo di cinque bambini.

Venti si mimetizzava tra quei piccoli, correndo e saltando insieme a loro mentre ogni tanto affondavano nel terreno ora bianchissimo, volavano palle di neve e cercavano quando potevano di schivare i colpi a vicenda e guadagnare ancora un punto. Il suo entusiasmo era paragonabile proprio a quello di ognuno dei suoi compagni di giochi.

Zhongli seguì la rampa che portava giù al pontile in silenzio, avvicinandosi senza proferire parola per non disturbare quell’accesa disputa in corso di cui era curioso di vedere il risultato.

Ma fu uno dei bambini ad accorgersi di lui, ancor prima che lui fosse giunto all’angolo di prato e ponendo una fine temporanea alla partita.

«Ah, è Zhongli-xiansheng!»

Alla prima esclamazione seguì subito un piccolo coro di altri xiansheng! e, con sua sorpresa, Zhongli si ritrovò circondato dai cinque piccoli.

«Buongiorno!» lo salutò educatamente il bambino che riconobbe essere il figlio di Licai, la cameriera del Liuli Pavillion «Ha visto quanta neve è caduta oggi!?»

«A Liyue Harbor non ha mai nevicato così!»

Zhongli non poté che sorridere, ancora una volta, davanti a tanto entusiasmo «Invero, uno spettacolo assai raro»

«Lo ha detto anche la mia mamma, non si vedeva una bufera del genere da secoli almeno!» affermò Fei, la bimba che anche a occhio si vedeva fosse la più grande del gruppo.

Una serie di passi scricchiolanti accompagnò quel vocio sparso dei bambini.

«Sono abbastanza sicuro che se lo chiedete a Zhongli-xiansheng» si intromise una voce molto più adulta «Lui ve lo saprà dire con assoluta precisione»

Venti si avvicinò a piccoli passi, accucciato nel un lungo cappotto verde che Zhongli non gli vedeva indossare da tempo immemore. Ma anche il tepore che gli offriva quell’indumento e la vigorosa attività fermatasi meno di un attimo prima, non avevano risparmiato le sue guance e il piccolo naso dal farsi rossi rossi per il freddo gelido.

Sembrava essere lì fuori da parecchio tempo.

«Zhongli-xiansheng! Lui è un viaggiatore che viene da Mondstadt!» fece le presentazioni Fei «Ci ha insegnato a costruire i pupazzi e a giocare a palle di neve!»

Zhongli annuì attento, un lieve sorriso compiaciuto che gli arricciava le labbra.

«Posso bene immaginare che vi abbia insegnato molti bei giochi. I bardi come Venti hanno molto tempo libero a loro disposizione durante il giorno, di passatempi divertenti ne trovano e ne conoscono a quantità»

La piccola provocazione non arrivò di certo a orecchie sorde «Sono arrivato piuttosto presto a Liyue ma tu ti sei fatto vedere solo adesso» restituì Venti «Non ci fossero stati i bambini a essere così gentili da tenermi compagnia, sarei rimasto solo per ore! E io che pensavo che i vecchietti si alzassero tutti col sorgere del sole~»

Quel pungersi a vicenda, che di reale malignità era del tutto privo, lo fece sorridere. Venti, da parte sua, stava facendo lo stesso.

I bambini guardarono lo scambio spostando lo sguardo tra di loro, un po’ perplessi ma incuriositi.

«Xiansheng, ma voi due vi conoscete?» domandò il figlio di Licai.

Zhongli fece un cenno col capo «Sì, diciamo che noi siamo…»

«Amici di vecchia data» concluse Venti per lui, mentre infilava le mani nelle tasche del suo cappotto. Un insieme di “oooh” di stupore si levarono in coro.

«Allora Venti è proprio fortunato!» esclamò Fei, come giunta a una magnifica conclusione «Ha fatto tanto strada per arrivare qui da Mondstadt e non solo ha trovato neve come mai si era vista a Liyue Harbor, è anche riuscito a incontrare per caso Zhongli-xiansheng!»

Gli altri bambini sembrarono d’accordo su quella certa fortuna appena scoperta del bardo. Anche Venti concordò con loro, avanzando verso Zhongli.

«Eh già» gli si fermò davanti, la furbizia a disegnargli un sorrisetto sulle labbra «Proprio una serie di fortunate coincidenze»

Zhongli alzò un sopracciglio con scetticismo, mentre una brezza primaverile gli passò sul viso a fior di pelle e il Dio del Vento di fronte a lui gli faceva l’occhiolino.

«Bene, bambini!» Venti richiamò l’attenzione dei piccoli battendo due volte le mani «Credo che avessimo ancora in sospeso un ultimo round a palle di neve»

Il gruppetto sembrò rianimarsi tutto di colpo, come un fuocherello fioco a cui era bastata solo la giusta scintilla per esplodere di nuovo. Due presero a saltellare davanti a Venti, mentre uno di loro si era già fiondato a recuperare munizioni.

Come sempre, Barbatos ci sapeva fare con i bambini. Aveva un tocco e un modo di fare con gli umani di cui lui, come Geo Archon prima e come semplice consulente adesso, era sempre stato privo. E in particolare, i più piccini sapeva come prenderli, come farli ridere e divertire, come far brillare loro gli occhi di meraviglia. Rex Lapis non riusciva a raggiungere l’animo delle persone come faceva Barbatos.

Ma di ciò il Dio della Terra non era invidioso. Non guardava all’altro con sentimenti amari e scuri a intorpidirgli il cuore. Al contrario, il petto gli si riempiva di affetto, calore. Di amore. E anche riconoscenza, per quel Dio che era benevolo con la gente di Liyue tanto quanto lo era con la sua di Mondstadt.

Zhongli rimase in silenzio, con l’idea in mente di aspettare in disparte che la disputa che lui aveva interrotto fosse correttamente conclusa. Ma indietreggiò appena di due passi, quando si sentì a un tratto strattonare la manica. Abbassando lo sguardo, trovò ancora serrate sulla sua giacca le manine minuscole della più piccina del gruppo, che non aveva proferito parola fino a quel momento.

«Xiansheng gioca?»

Bastarono quelle due parole per vanificare qualsiasi tentativo di rimanere da parte.

«Ah sì, la prego! Venga anche lei a giocare!»

«Yue ha avuto un’idea perfetta!»

«Se vuole, può fare squadra con noi!»

Zhongli li guardò interdetto. Non voleva spegnere il loro entusiasmo, ma a malincuore dovette scuotere il capo e rifiutare la gentile offerta.

«Mi dispiace, ma credo sia più opportuno che io rimanga da parte e lasci spazio a voi. D’altronde, era la vostra partita, che io ho interrotto. Da dove sono potrò ammirare le vostre abilità e fare il tifo per voi» declinò l’invito nel modo più gentile che potesse, senza smettere di sorridere «Per di più, non possiedo le capacità per questo tipo di gioco. Questa volta mi limiterò a osservare e imparare da voi»

I bambini, seppur un po’ delusi, sembrano comunque capire e annuirono in risposta. Potevano così tornare alla partita e Zhongli poteva aspettare e limitarsi a osservare.

«Ah, ma tu guarda! Questo xiansheng è proprio un bugiardo!»

Zhongli chiuse gli occhi e sospirò.

Doveva aspettarselo. Dopo secoli che si conoscevano, doveva sapere bene che con Barbatos le cose non vanno mai come desiderato.

Venti incrociò le braccia al petto e scosse la testa in modo teatrale, prima di accovacciarsi tra i bambini «Fidatevi di me, Zhongli è bravissimo nelle battaglie con la neve! Vuole solo fare il finto modesto!»

«Venti-» cercò di richiamarlo Zhongli, ma stavolta fu accolto da orecchie che non volevano sentire.

Il gruppetto lo guardava confuso.

«Ma Zhongli-xiansheng non dice mai le bugie»

«Fidatevi di me questa volta, che lo conosco da una vita! Crede solo di farsi furbo per non giocare»

Zhongli prese a massaggiarsi le tempie «Venti»

Ma dal ghigno che pian piano si andava delineando sul viso dell’altro Archon, mentre convinceva i bambini, Morax sapeva che poteva già iniziare a issare la bandiera bianca.

«Per uno xiansheng bugiardo, ci vorrà la giusta punizione»

Venti scambiò qualche occhiata di intesa prima con la metà del gruppo alla sua destra e poi con quella alla sua sinistra. Tutti e cinque i piccoli sembrarono capire subito qualsiasi cosa fosse che stesse macchinando.

In un attimo, Zhongli si trovò sei sorrisi furbetti diretti a lui.

Quello dopo, i bambini gli vennero addosso in una baraonda di risate. Fu strattonato da parte a parte, un bambino allacciato alla vita che lo abbracciava stretto e un altro che era abbastanza alto da afferrargli una spalla.

«Mi raccomando, siate gentili~»

I bambini non avevano di certo la forza per fargli male, né tanto meno di sovrastarlo. A malapena riuscivano a guidarlo di qualche passo in una direzione e poi in un’altra. Se avesse voluto, Morax non avrebbe avuto alcuna difficoltà a scrollarseli tutti e cinque di dosso in un colpo solo.

Ma non era di certo “di pietra e ottuso” come si divertiva a definirlo il suo amico di vecchia data. Era solo un gioco e i bambini ridevano e si divertivano. Un cappotto sgualcito e qualche strattone non avrebbero fatto crollare le montagne.

Zhongli alzò lo sguardo verso Venti, per vedere se anche lui si stava divertendo come da progetto. E a giudicare dal suo sorriso che si era fatto ancora più largo, si stava divertendo eccome. C’era lo stesso affetto, riflesso nei suoi occhi, di quello che aveva sentito nel petto prima lui stesso.

E c’era anche qualcos’altro.

Qualcos’altro che Morax riconobbe troppo tardi, solo quando Barbatos alzò la mano con una risatina e un “ops” mimato con le labbra, mentre richiamava a sé i suoi venti.

Una folata arrivò su di lui e i bambini, ma mentre delle correnti inverse sorressero questi ultimi, non ci fu nulla a sorreggere lui. Fu sufficiente per fargli perdere l’equilibrio e farlo sprofondare nel cumulo di neve verso cui, un passo alla volta, il gruppetto era riuscito a spingerlo senza che lui lo notasse, distratto da Barbatos.

Quando cadde in quell’abbraccio bianco e soffice, un’esplosione di esultanza e divertimento segnò la sua totale sconfitta. Con un abile trucchetto del Dio del Vento, i cinque bambini avevano davvero buttato giù la montagna.

A sovrastare ogni grido di gioia, c’era la più limpida delle risate. Venti si avvicinò a lui mentre si reggeva lo stomaco per il troppo ridere.

«Dovresti vedere la tua faccia in questo momento» strascicò tra gli spasmi delle risate «Il più antico dei testoni che si fa fregare da un trucco vecchio almeno quanto lui»

Venti continuò a ridere, di puro e liberatorio divertimento. Un riso che, Zhongli ricordava molto bene, per un tempo vicino all’eternità era stato precluso a loro Dei. Ridere così spensieratamente l’uno dell’altro era un concetto che solo adesso, che ognuno di loro aveva lasciato il rispettivo trono, potevano permettersi.

Ma anche se Zhongli non era più Morax, non significava che non avesse ancora il suo orgoglio. E dopo cinque secoli, aveva imparato che il modo più efficace per ripagare Barbatos era farlo con la sua stessa moneta.

Mentre Venti era ancora piegato sopra di lui, Zhongli smosse la terra quanto bastava per farlo sbilanciare e inciampare. L’Anemo Archon cadde lungo disteso accanto a lui.

 E i bambini iniziarono a ridere come matti.

«È caduto anche Ventiiii!»

Non appena si rese conto di quello che era successo, Venti si tirò sui gomiti e afferrò una manciata di neve tirandogliela sul petto, in un maldestro tentativo di prenderlo invece in faccia.

«Questo è stato scorretto

Sogghignando, Zhongli incassò il colpo e la piccola vittoria «Avevi ragione, i trucchi dei tempi andati riescono ancora a fare il loro dovere, se usati con saggezza»

«Ma sentiti!»

Venti continuò a ridere ricadendo su un fianco, con metà della faccia affondata nella neve. Zhongli guardò le sue guance farsi ancora più rosse, le sue risate farsi interminabili, finché queste non iniziarono finalmente a scemare e lasciare sulle labbra di Venti un sorriso a bocca aperta per riprendere fiato.

Zhongli allungò lentamente una mano per fare scivolare le sue dita tra quelle dell’altro, in una stretta che Venti ricambiò forte senza lasciar passare neanche un battito.

Come nei più scontati dei racconti e nelle più comuni delle leggende, era di questo che la roccia si era innamorata. Rex Lapis si era innamorato di Barbatos con la stessa semplicità con cui il Dio del Vento sembrava trovare la meraviglia in ogni piccola cosa del mondo.

Quando lo guardava, i suoi occhi scintillavano di una gioia che Zhongli, in quell’attimo fugace, sperò non cadesse mai preda dell’erosione del tempo e avesse sempre un fuoco che l’alimentasse.

Fu preso da un vecchio impeto, che lo portò ad accarezzare il mento dell’altro e avvicinarsi quanto bastava per rubargli un bacio. Ma dalla balaustra sopra di loro, una donna iniziò ad agitare la mano per chiamare i bambini e Zhongli si limitò alla fine a una semplice carezza.

«Ah, è mia mamma! Dobbiamo andare ad aiutare il nonno» sentirono Fei esclamare e i cinque recuperarono le loro cose prima di incamminarsi.

«Grazie per aver giocato con noi!»

«La prossima volta che nevica faremo una battaglia ancora più grande!!»

Venti si rimise su un attimo, giusto il tempo di salutarli tutti, fare un cenno alla donna affacciata per poi ripiombare nella neve.

«Il grande Rex Lapis atterrato da cinque bambini» proferì Venti dopo lunghi attimi di silenzio a prendere ancora il fiato che aveva perso «Uno spettacolo imperdibile»

«E invece il benevolo Barbatos che si serve di quei cinque bambini per portare a termine le sue macchinazioni? Una diceria raccapricciante» rilanciò, strappando un’altra risata.

Diede poi tempo a entrambi di riprendere davvero fiato, chiudendosi in un attimo di silenzio.

La neve era davvero gelida. Probabilmente gli si stava persino inzuppando la giacca, ora che ci faceva attenzione. Eppure Zhongli, sdraiato lì dov’era, stava immensamente bene e non sentiva poi tutto quel freddo.

«Sapevi della nevicata» disse dopo un po’.

Non era una domanda, ma una constatazione. Morax sapeva bene cosa permettevano i poteri di Barbatos.

«Certo che lo sapevo» confermò Venti quasi offeso «Ho sentito i sibili della bufera per tutta la notte. Gli spifferi gelidi arrivavano fino a Mondstadt, ero sicuro che in mattinata vi sareste ritrovati con almeno mezzo metro di neve»

«E così è stato»

«E così è stato!» gli fece eco «Non succedeva da quattro secoli credo»

Zhongli ebbe bisogno di una manciata di secondi per fare il calcolo veloce «Per essere precisi, l’ultima nevicata così è avvenuta 387 anni fa»

Venti fece un applauso alla sua memoria che ci era andata vicina.

«Non ti ricordavo tanto amante della neve» anche quella per Zhongli era una constatazione, ma fatta più con sorpresa che con sicurezza «Hai sempre prediletto la primavera, da quel che ho memoria»

La mia memoria non sbaglia mai.

E infatti era così. «La primavera è la mia preferita» arrivò per la seconda volta la conferma dell’Archon «Ma non significa che non possa apprezzare anche le altre stagioni»

Venti accarezzò con una mano la neve soffice, vi fece con un indice dei ghirigori senza fare loro una vera forma.

«Mondstadt è ancora più mite di qui, non si vede neve o gelo in quella zona da…» Venti fece una pausa «Da Decarabian, in breve. Dragonspine è troppo inospitale perché la gente ci possa andare e passare giornate sulla neve. Così, quando ho sentito i venti freddi salire da Liyue Harbor e soffiare fino a me, ho colto l’occasione al volo»

Zhongli constatò che il ragionamento non faceva una piega.

«Ed era anche una scusa per venire a importunarti un po’»

Zhongli sbuffò in una lieve risata. Su questo e in meno di un’ora, aveva già ottenuto il massimo dei voti.

«Bene, ora sto iniziando davvero a congelare» disse poi Venti rimettendosi ufficialmente in piedi «Dai, ti mostro un altro motivo per cui apprezzo così tanto la neve»

Zhongli accettò la mano che l’altro gli stava tendendo per aiutarlo a alzarsi.

«Ovvero?» domandò, mentre si scrollava la neve di dosso.

Venti sorrise di nuovo, felice come un bambino «Vino caldo»

Morax non ebbe nemmeno la forza di arrabbiarsi come avrebbe fatto di solito alla prima menzione di alcol da parte di quell’ubriacone, soprattutto a quell’ora della mattina. Ma per il modo in cui lo aveva detto e un po’ l’eccezionalità della giornata, avrebbe fatto per oggi un’eccezione.

«Vedrai, sono sicuro che ti piacerà un sacco!» continuò intanto Venti per cercare di convincerlo e ingraziarselo.

Presero a incamminarsi di nuovo verso il centro della città, con l’altro che gli si strinse a fianco, prendendolo a braccetto.

Zhongli lo attirò meglio a sé.

Già sapeva che non ne avrebbe bevuto un sorso di un bel niente se non fossero quantomeno passate le cinque del pomeriggio.

Ma forse ne avrebbe nel frattempo sentito giusto il gusto, direttamente dalle labbra di Venti.

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